La sottile linea tra la vita e la morte

Una delle cose che può capitare negli ospedali, soprattutto se si rimane per molto tempo, è fare amicizia, con il vicino di letto, o con qualcuno del proprio reparto, in questo caso, si creano legami tra i genitori dei bambini, si inizia salutandosi, poi ci si rivede la sera o il giorno dopo, si scambia qualche parola, ci si chiede il motivo del ricovero e dopo qualche giorno si diventa confidenti, come se parlare a vicenda delle problematiche dei figli, in qualche maniera potesse farti sentire meglio, o almeno cosi si crede...
A Roberta come vicina di letto, in realtà erano due box separati, ma comunque vicini, era capitata una bimba della stessa età con problemi diversi anche se con alcuni simili. Chiamerò questa bimba Angela, che ovviamente è un nome di fantasia. Maria quindi diventò una amica della mamma di Angela, gli amici di solito si confidano emozioni, speranze, sogni e tantissimo altro, in questo caso tutto ciò che si riesce a condividere ed a confidarsi, sono paure, paure e paure...
Roberta continua a fare piccoli miglioramenti, il fungo sembra solo un lontano ricordo e la mamma ha recuperato la speranza, ma soprattutto tra un paio di giorni arriveranno il papà con gli e i fratelli. Cone facilmente intuibile anche io e i ragazzi non vedevamo l'ora di raggiungere Firenze. Sarebbe stato un lungo weekend, avrei potuto dare il cambio qualche giorno alla mamma che si sarebbe potuta riposare, e poi per un paio di notti avremmo dormito di nuovo tutti sotto lo stesso tetto, tutti però tranne una, la nostra roby, ed è inutile nasconderlo, ce la siamo fatti più volte la domanda  se roby fosse mai arrivata a casa... E cosi il 15 settembre vado a prendere i ragazzi a scuola un po prima, e partiamo, stavolta in macchina. Arrivati a destinazione, ci fu un abbraccio bellissimo tra la mamma e i ragazzi, erano 20 giorni che non si vedevano e nonostante il mio impegno, la mamma non è sostituibile. Però mi accorsi che qualcosa non andava, Maria era felice, strafelice, ma i suoi occhi, nei quali mi specchiavo da 22 anni esprimevano altro, e quando mi disse che non sarebbe stato il caso che i ragazzi vedessero Roberta, nonostante fossero stati autorizzati (in rianimazione i bambini non possono entrare, ma con noi fecero una eccezione) e che la avrebbero vista l'indomani, ebbi la conferma che avevo ragione. Così mentre i ragazzi rimasero fuori sui divanetti a giocare coi cellulari, io entrai dentro a salutare roby, era sempre più bella, cresceva ma era ancora così debole, e quando entrai Maria mi disse che Angela era improvvisamente peggiorata, nel box affianco c'era un viavai incredibile di medici, si sentivano voci, ma si percepiva anche tantissima preoccupazione. I genitori di Angela erano fuori disperati, e di li  a poco la situazione precipitò...Maria aveva capito già  tutto e scappò via con i ragazzi, che fortunatamente non avevano capito nulla. Sarei restato io con roby fino alla fine dell orario di visita e poi mi sarebbero venuti a prendere. Appena andarono via, vidi prima un conciliabolo tra i medici nel box vicino, poi che quelli che stavano alacremente cercando l'impossibile, si fermarono e dopo pochi minuti vidi entrare prima la mamma e poi il papà di Angela che guardavano la loro figlia che aveva lottato con tutte le sue forze ma non ce la aveva fatta, ed aveva appena 4 mesi, più o meno la stessa età di Roberta. Ancora oggi non riesco a spiegare ciò che ho provato in quei momenti, io non conoscevo Angela e neanche la sua mamma ma che differenza faceva? Allora come oggi si poteva solo rimanere inpietriti. Maria mi messaggiò per sapere se davvero era successo e non potei che confermarglielo.
Quella sera fu un incredibile mix di emozioni, non so come fece, ma Maria riuscì a dimostrare di essere felice, e davvero lo era, pur avendo letteralmente la morte nel cuore, ma questi giorni erano troppo importanti per lei e per i ragazzi, chissà quando si sarebbero rivisti, chissà cosa sarebbe successo a roby. La notte la passammo quasi insonne, i ragazzi invece dormirono tranquilli, erano eccitatissimi, tra poche ore avrebbero visto finalmente la sorella e sarebbero andati a fare i turisti con la mamma. E fu meraviglioso vedere come guardarono Roberta quando la videro, era la quinta o sesta volta, in 4 mesi che la vedevano ma i loro sguardi trasmettevano amore puro. Qualche carezza, niente baci per ragioni di sicurezza e poi andarono tutto il giorno in giro per monumenti.
Quando tornarono la sera esprimevano gioia da ogni poro, ne avevano un essenziale bisogno e la serata che li cominciava verso le 22.30/23, cioè quando si andava via dall ospedale fu un racconto di tutto ciò che avevano visto e fatto. Anche per i ragazzi quei giorni furono molto importanti, vivere, anche se solo per un paio di giorni in una casa accoglienza gli fece capire la fortuna che avevano avuto nel  nascere e crescere  sani. La vita molte volte sembra essere scontata, e lo rimane fin quando un evento non la sconvolge e/o non ti consente di vedere l'ignoto. Ed è a quel punto che ci si rende conto davvero della imprevedibilità della stessa.

Noi non molliamo
To be continued

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